Archive for Ottobre, 2009
29 Ottobre 1969…Quarant’anni uno più bello dell’altro, in continua evoluzione e migliramento. Prima solo strumento militare, poi para-militare e alla fine alla portata di tutti. Internet non aveva certo l’aspetto che oggi conosciamo tutti: era una trasmissione di dati riservati, un canale preferenziale che utilizzavano poche persone al mondo, per lo più ricercatori. Oggi è uno strumento fondamentale della vita moderna: ci permette di comunicare più velocemente, di accedere con rapidità alle informazioni, di osservare più punti di vista, conoscere persone e paesi lontane anche migliaia di chilometri. Ha azzerato le distanze; ha reso locale il globale. Certo, ha ancora molti limiti. Come un adolescente che traborda nella sua irruenza: ha poche regole e spesso molto confuse ed inapplicabili, ma le potenzialità che ci ha messo a disposizione sono riuscite a produrre un miglioramento qualitativo della vita non indifferente.
Buon compleanno World Wide Web.
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Un videogioco che fa bene alla salute. E’ questo il significato del sostegno ufficiale dato dal ministero della Sanità britannico al nuovo videogame messo in commercio dalla Nintendo: il Wii Fit Plus, che sarà venduto a partire da questo fine settimana nel Regno Unito e gradualmente in tutta Europa. La mossa non è passata inosservata: si tratta della prima volta che il governo di Sua Maestà offre il suo incoraggiamento e sostegno ufficiale a un videogioco, e non sembra ci siano stati accordi del genere tra governi di altri paesi e videogiochi. “E’ un ottimo modo di fare ginnastica”, afferma un comunicato delle autorità sanitarie britanniche, annunciando l’iniziativa. Il Fit Plus, naturalmente, non è un videogioco come tutti gli altri: specificatamente disegnato per migliorare il fisico e prendersi cura della salute, sia pure attraverso le competizioni create dai giochi, è una nuova versione migliorata di Fit, il videogame distribuito un anno e mezzo fa che ha avuto un successo mondiale e ha venduto 3 milioni di copie solamente in Gran Bretagna.
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Con la crisi tornano a salire deficit e debito pubblico in Europa. Non è una novità quella che emerge dai dati pubblicati oggi da Eurostat: il debito pubblico raggiunge il 69,3% del Pil nell’area euro, dopo il 66% del 2007, ed il 61,5% nell’Unione Europea (58,7% nel 2007). Quanto al deficit, l’Ufficio di statistica europeo indica un aumento in rapporto al Prodotto interno lordo (Pil) al 2,0% del 2008 rispetto allo 0,6% del 2007 e per l’Ue al 2,3% rispetto allo 0,8% dell’anno precedente. L’Italia, secondo i dati diffusi dall’ufficio di statistica che conferma con una seconda notifica quelli già diffusi in aprile, è passata dall’1,5% del 2007 al 2,7% dell’anno scorso. Per quanto riguarda il debito, l’Italia con un 105,8% (103,5%) detiene ancora il primo posto, seguita dalla Grecia (99,2%) mentre all’ultimo c’è l’Estonia che non supera il 4,6%, seguita dal Lussemburgo (13,5%). Il debito pubblico è in aumento in tutti i principali paesi europei: in Spagna dal 36,1 al 39,7%, in Gran Bretagna dal 43,3 al 55,5%, in Francia dal 63,8 al 67,4%, in Germania dal 65 al 65,9%.
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Ogni qual volta c’è una manifestazione di piazza, i numeri sulla partecipazione sembrano estratti da un cappello magico. Se gli organizzatori tendono spesso ad esasperare le adesioni all’evento fino a raggiungere valori davvero discutibili, dove non sono rare le situazioni in cui la capacità della singola piazza o strada vengano sovradimensionate rispetto alla reale partecipazione di massa, le forze dell’ordine e gli oppositori riescono a bollare gli eventi più dirompenti come piccole manifestazioni di interesse relativo. Potrebbe però non essere più così difficile individuare e determinare il numero approssimativo di partecipanti, lo scarto dichiarato è del 10% circa, grazie adun progetto denominato Lynce e messo a punto in Spagna.
Come funziona il sistema? Il segreto industriale copre la tecnologia adoperata, ma qualcosa può dirci il web. Da un lavoro del 1995 di A. J. Schofield, P. A. Mehta and T. J. Stonham, si afferma che è possibile contare le persone sulla base dell’analisi delle immagini video, analisi basata sulla matematica delle “reti neurali”.
Ma potrebbe anche trattarsi dell’analisi di immagini digitali - e sembra essere il metodo più vicino a quanto viene fatto dagli spagnoli di Lynce - lette e “contate” da un computer. Altri metodi possibili in quella sorta di disciplina che è il “people counting” sono l’analisi di conteggi effettuali attraverso raggi infrarossi o attraverso le emissioni di calore dei corpi umani.
Forse le cose sono assai semplici. Ipotizziamo che, una volta rilevata l’immagine digitale, il software riesca a calcolare in modo accettabile un certo tasso di ingombro per metro quadrato. Sulla base dell’estensione del territorio occupato dai manifestanti, si arriverà ad una stima non molto lontana dalla realtà. Con buona pace di tutti…speriamo!
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Il trasporto merci su rotaia è in via d’estinzione. In Italia appena il 9,9% dei prodotti viene caricato sui treni contro l’11,8% dell’Inghilterra, il 15,7% della Francia e il 21,4% della Germania. In Europa la media si aggira intorno al 17%. E’ quanto si legge in uno studio dell’Eurostat divulgato dall’associazione Federmobilità, che per il 19 e 20 novembre ha organizzato a Roma una ‘due-giornì dal titolo “Mercintreno” presso la sede del Cnel a Villa Borghese.
Nel 2007 il traffico combinato si trovava agli stessi livelli del 2002; per gli ultimi due anni non si hanno dati ufficiali, ma il trend è in calo. Mentre la quantità di merce movimentata sui binari sfiora a fatica il 10%, quella trasportata sui camion - che si avventura su autostrade tipo l’A3 Salerno-Reggio Calabria - supera il 60% (Conto nazionale dei Trasporti 2009). Stando invece allo studio di Eurostat i tir vincono addirittura al 90%. Alfredo Peri, presidente di Federmobilità e assessore ai Trasporti dell’Emilia-Romagna, non usa mezzi termini: “L’emergenza ambientale impone una forte riflessione sulle politiche fin qui adottate in tema di trasporto ferroviario delle merci. La liberalizzazione non ha sviluppato un vero mercato dei servizi ferroviari né aumentato il volume delle merci trasportate”. In un’era dove il risparmio energetico e la diminuzione dei consumi di idrocarburi potrebbe davvero rappresentare una carta vincente, il nostro paese non segue il progresso dei paesi più evoluti: inquinamento sempre più alle stelle. Così la soluzione a portata di mano si lascia scivolare colpevolmente.
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Quale misterioso movimento? Che incontrollabile gesto?
Non ci è data la possibilità di conoscere, ma possiamo sempre provare ad indovinare…
![Immagine anteprima YouTube](http://img.youtube.com/vi/3K_7rVdR0qI/0.jpg)
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A segno la prima fase della missione Lcross della Nasa per cercare acqua sulla Luna. Un razzo Centaur si e’ schiantato sul cratere lunare Cabeus vicino al Polo Sud lunare alla ricerca di eventuali riserve idriche, seguito dalla ’sonda madre’. L’impatto a oltre 7.000 chilometri orari del ‘missile bomba’ Centaur, il primo stadio della sonda, con la superficie lunare e’ avvenuto alle 7:33 ora di Cape Canaveral, con alcuni minuti di ritardo sull’orario previsto, sollevando una nube di polvere lunare. La sonda ha avuto quindi soltanto quattro minuti per filmare e fotografare gli effetti dell’impatto e, attraverso gli strumenti di rilevamento a bordo, per cercare vapore acqueo o frammenti di ghiaccio nella nube di detriti alzata dall’esplosione. La spettacolare missione potrebbe confermare i risultati della sonda indiana Chandrayaan-1, che ha scoperto tracce d’acqua sulla superficie lunare, aprendo scenari di esplorazione alla ‘Star Trek’, il telefilm cult di fantascienza: la presenza di acqua è, infatti, considerata l’elemento essenziale per un eventuale ritorno dell’uomo sulla Luna, e stavolta per rimanerci, in una base spaziale stabile. Nel programma della Nasa, in attesa dell’approvazione della Casa Bianca, questa ipotesi è fissata per il 2020.
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Circa il 50% dei bambini che nascono oggigiorno nei Paesi sviluppati avrebbe buone probabilità di arrivare a celebrare il centesimo anno di età. Ed anche in buona salute. E’ quanto lascia pensare uno studio, pubblicato dalla rivista Lancet, condotto da una squadra di ricercatori guidati del professor Kaare Christensen della University of Southern Denmark di Odense. Secondo gli autori, la speranza di vita in Europa occidentale, Nord America e Australia è aumentata di circa 30 anni nel corso del ventesimo secolo, con punte anche maggiori in Giappone e in alcuni Paesi come la Spagna e l’Italia. Se la probabilità di sopravvivere fino a 90 anni era del 15-16% per le donne e 12% per gli uomini nel 1950, nel 2002 è salita rispettivamente al 37% e al 25%. In Giappone, il Paese più “longevo”, le probabilità salgono addirittura al 50% per le donne.
La ricerca afferma che i tre quarti dei bambini nati nei paesi ricchi a partire dal 2000 ha ottime probabilità di vivere almeno fino ai 75 anni, anche se le condizioni medie di salute della popolazione non dovessero migliorare nel corso degli anni. In quel caso infatti, se cioè la qualità della vita dovesse continuare a crescere come accade da duecento anni a questa parte, la maggior parte delle persone arriverà ad essere ultracentenaria: “L’aumento record della speranza di vita negli ultimi 165 anni non suggerisce che esista un limite prestabilito alla durata della vita umana. Una vita molto lunga sarà probabilmente il destino della maggioranza delle persone che vivono oggi nei Paesi sviluppati”, dicono gli autori.
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